Molti non sanno o non hanno mai fatto caso a quanto valga il passaporto italiano. Si dà per scontato che esso sia soltanto uno dei tanti documenti, ma non tutti i passaporti sono uguali. Vi è una disparità tra i documenti di viaggio a seconda del paese da cui si proviene. Come se fosse un’arma, il passaporto è diventato ormai una bacchetta magica abbastanza potente. La parola “potente” è abbinata al passaporto in un’accezione che non va assunta in maniera letterale ma intesa come il passaporto che permette di accedere al maggior numero di paesi senza visti particolari.

Chi gestisce la classifica dei passaporti?

In realtà, sono due le agenzie che, ogni anno, pubblicano tale classifica. La prima è l’Henley & Partners Passport Index che utilizza i dati dell’International Air Transport Association (IATA); la seconda, invece, è la Arton Capital, società di consulenza canadese, ormai attiva dal 2006, che stila ogni anno la classifica dei passaporti più potenti al mondo. L’anno scorso, in testa alla classifica, si era collocato il passaporto del Singapore e della Corea del Sud, quest’anno detengono il primato gli Emirati Arabi Uniti che permettono, con il loro passaporto, di visitare ben 36 paesi in più rispetto al 2018.

Per stilare tale classifica, la Arton Capital si è basata sul Passport Index, ossia l’indice che fissa l’appetibilità dei passaporti di 199 paesi al mondo. L’attestazione dell’indice si basa sui dati forniti dall’Autorità internazionale di trasporto aereo (IATA) e copre 199 passaporti e 227 destinazioni di viaggio. Questo dato viene aggiornato in tempo reale durante l’anno, così che possano essere tenuti sotto controllo eventuali variazioni sulla politica dei visti.

Classifica delle prime posizioni

Già nel 2017, lo stato degli Emirati Arabi aveva annunciato la volontà di voler diventare uno dei paesi più potenti al mondo e quest’anno, infatti, ha allungato il passo, aggiudicandosi questo primato. Al secondo posto della classifica si posiziona la Germania, il cui passaporto permette di viaggiare in 166 paesi senza particolari visti, solo uno in meno degli Emirati Arabi; già nel 2018 il passaporto tedesco era stato battuto in cima alla classifica, perdendo, così, un primato consolidato.

L’Italia è poco più indietro con 165 paesi: infatti, i cittadini italiani, a differenza dei tedeschi, devono chiedere un visto per entrare in Mongolia. In buona compagnia, accanto all’Italia, abbiamo Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Spagna. Le super potenze USA e Corea si devono accontentare del terzo posto, con 165 paesi visitabili. Ultimi, con soli 44 paesi, sono i territori palestinesi che chiudono la classifica insieme ad Etiopia ed Eritrea.

I passaporti con l’indice più basso

Fanalini di coda di questa importante classifica, si trovano molti paesi interessati da problematiche legate al terrorismo, o territori di guerre e tumulti oppure paesi che vengono considerati dalla comunità internazionale come Stati canaglia. Ad esempio, con il passaporto afghano, si possono visitare solo 29 paesi, con quello pakistano 35 e con quello iracheno solo 32. Il passaporto europeo più debole è quello del Kosovo, che ha dichiarato la sua indipendenza dalla Serbia nel 2008 ma che, ancora oggi, non viene riconosciuto da molti stati del mondo.

L’USA necessita dell’ESTA

L’ESTA, acronimo di Electronic System for Travel Authorization, è un sistema informatizzato che permette di richiedere e ricevere un permesso preventivo per un viaggio negli USA (https://www.application-esta.us/). Imposto dal governo degli Stati Uniti nel 2009, ha come scopo quello di permettere al governo di effettuare un controllo preliminare sui passeggeri che intendano entrare negli Stati Uniti. Tutti i viaggiatori, anche coloro che prima godevano della Visa Waiver Program, ossia della libertà di viaggiare senza visto, dovranno munirsi di un documento di autorizzazione prima di imbarcarsi per gli USA.

Per ottenere l’ESTA è necessario:

  • essere in possesso di un passaporto valido di tipo elettronico;
  • possedere una cittadinanza tra quelle che godono del Visa Waiver Program;
  • che il periodo di permanenza negli USA sia inferiore a 90 giorni;
  • usufruire di una compagnia aera o di crociera approvata dagli Stati Uniti.

Il processo di richiesta dell’ESTA può avvenire esclusivamente online come anche il suo rilascio. La compilazione avviene in maniera piuttosto semplice: si inseriscono i dati anagrafici, le informazioni sul viaggio, delle informazioni sull’idoneità del viaggiatore e, successivamente, il sistema acquisirà la documentazione allegata e fornirà un immediato ed eventuale parere positivo o negativo. Nei casi in cui fosse necessario più tempo al sistema per alcune verifiche, verrà comunicato nell’arco di 72 ore. La richiesta potrà essere approvata, non autorizzata o pendente, nel qual caso si dovrà attendere l’esito.

L’ESTA ha validità biennale oppure fino alla scadenza del passaporto, dipende da quale eventualità si verifichi per prima. Non occorre stampare alcun documento poiché è tutto elettronico. Tuttavia, per ovviare a problematiche o accelerare i controlli, è bene portare con sé una copia cartacea. Appena il sistema rilascerà l’autorizzazione, sarà possibile partire per gli Stati Uniti.

Il fatto che l’ESTA sia ormai obbligatoria non significa che, automaticamente, l’autorizzazione verrà rilasciata. Anzi, subito dopo l’arrivo negli USA, ci si dovrà sottoporre ad ulteriori controlli di routine alla frontiera. Ovviamente, tutte le informazioni e i dati necessari al rilascio dell’autorizzazione, devono essere forniti in maniera corretta e veritiera, salvo ritiro dell’autorizzazione.

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